I nuovi dazi di Trump: ecco come gli esperti e gli analisti valutano l’impatto
All’inizio di aprile il presidente USA Donald Trump ha annunciato un impressionante pacchetto di tariffe doganali. Le turbolenze sui mercati finanziari non si sono fatte attendere. Vediamo quali conseguenze per l’economia mondiale si attendono gli esperti.
L’ imponente pacchetto di tariffe doganali presentato dal presidente americano Donald Trump all’inizio di aprile ha causato pressioni sui mercati finanziari di tutto il mondo. La scure tariffaria di Trump ha mandato a picco le quotazioni in tutto il mondo, facendo scendere il prezzo del petrolio e il valore del dollaro rispetto a tutte le altre importanti valute. L’oro, invece, grazie al suo status di bene rifugio ha raggiunto un nuovo record.
Gli analisti guardano con pessimismo all’annuncio di Trump in merito ai dazi. Questi sono destinati a frenare l’economia globale e rischiano di alimentare l’inflazione, con un notevole aggravio per i consumatori. C’è anche chi intravede lo spettro della recessione negli Stati Uniti. CNBC ha raccolto qualche reazione di esperti e analisti.
Tai Hui, JPMorgan Asset Management
Tai Hui, chief market strategist per l’area APAC di JP Morgan Asset Management, teme che l’annuncio di Trump “possa portare i dazi USA ad un livello mai più visto dall’inizio del ventesimo secolo”. Secondo lui c’è il rischio di un aumento dell’inflazione, accompagnato da “motivi di preoccupazione in merito alla crescita”, con i consumatori che “potrebbero ridurre le spese” e le imprese propense a “rinviare gli investimenti”.
David Rosenberg, Rosenberg Research
Per David Rosenberg, fondatore nonché presidente di Rosenberg Research, una guerra commerciale globale non vedrà vincitori. Egli osserva che “a pagare i dazi sono le aziende che importano, non i Paesi esportatori”, e che gran parte degli stessi vengono scaricati sui consumatori. Si attende pertanto uno “shock dei prezzi notevole per le famiglie americane”, e questo per vari mesi.
Anthony Raza, UOB Asset Management
Anthony Raza, responsabile della strategia multi-asset di UOB Asset Management, non comprende il livello dei dazi imposti dal governo americano: “Ma dove avranno preso questi numeri?”, si chiede. Inoltre, assieme ai suoi colleghi sperava che “l’introduzione sarebbe avvenuta nel corso di un anno intero, in modo da avere tempo di trattare o di fare qualche cosa del genere”, ma la tempistica ha superato il “peggiore degli scenari ipotizzati, in termini di flessibilità”.
David Roche, Quantum Strategy
Per David Roche, strategist di Quantum Strategy, i dazi segnano “il passaggio dalla globalizzazione a una politica isolazionista e nazionalista”. La sua conclusione è che il processo “richiederà alcuni anni”, “avrà un impatto per vari decenni” e “interesserà diverse aree della politica”. Ritiene che i dazi “andranno a consolidare il mercato al ribasso” e “innescheranno una stagflazione globale e una recessione negli Stati Uniti e nell’Unione Europea”.
Shane Oliver, AMP
Shane Oliver, responsabile della strategia di investimento ed economista capo di AMP, nota un aggravamento del rischio di recessione negli USA e “un duro colpo alla crescita globale”, dato che l’annuncio di Trump “porterà l’aliquota doganale media americana ad un livello superiore a quello degli anni trenta dopo il varo dello Smoot-Hawley Tariff Act”. Il rischio di una recessione negli Stati Uniti, secondo la sua opinione, sarebbe oramai “probabilmente attorno al 40%”, mentre la crescita globale potrebbe scendere al 2%.
Tom Kenny, ANZ
Per Tom Kenny, senior international economist di ANZ, i dazi annunciati dagli Stati Uniti sono risultati “peggio del previsto”. Stando alle previsioni di Kenny, “l’aliquota tariffaria effettiva sulle importazioni di merci negli Stati Uniti è destinata a raggiungere il 20-25%, livello più alto dall’inizio del 1900 a questa parte”. La reazione al pacchetto tariffario di Trump lascia intendere che il mercato si aspetta che “i dazi comprometteranno la crescita e alimenteranno l’inflazione”, mentre i valori di mercato del tasso di riferimento fanno presagire che “il taglio dei tassi da parte della Fed è oramai una questione di tempo”.