Oro: la corsa potrebbe proseguire

Dopo aver oscillato in un intervallo di prezzo relativamente ristretto tra il 2021 e il 2023, negli ultimi mesi il valore dell’oro non ha fatto altro che aumentare, guadagnando complessivamente il 30% circa. Tra i principali fattori trainanti le prospettive di tassi di interesse in calo e i rischi geopolitici, che hanno spinto molti investitori verso il “porto sicuro” rappresentato dall’oro. Merita quindi dare uno sguardo a ciò che ci potrebbero riservare i prossimi mesi.

 

Quali sono gli elementi che depongono per un consolidamento, ossia per un prezzo piuttosto stagnante o in leggero calo?

Il prezzo dell’oro ha raggiunto il suo massimo storico di circa 2.790 dollari per oncia troy (circa 31,1 grammi) a fine ottobre, poco prima delle elezioni presidenziali statunitensi. Dopo la netta vittoria di Donald Trump a novembre, tuttavia, il rally ha subito un rallentamento. La chiarezza del risultato elettorale ha fatto passare in secondo piano l’incertezza che avrebbe invece accompagnato un risultato risicato e discutibile, smorzando la corsa a quella che è considerata una forma di investimento sicura.

In più, recentemente ha pesato sul prezzo dell’oro anche il rafforzamento del dollaro statunitense, che è la valuta in cui esso viene generalmente scambiato. Il rafforzamento della moneta americana rende il metallo prezioso più costoso per gli investitori di altre aree valutarie, riducendone eventualmente la domanda.

Se la politica economica dell’amministrazione Trump dovesse stimolare l’inflazione, il dollaro potrebbe ulteriormente apprezzarsi. In effetti, Trump promette sgravi fiscali, che potrebbero incentivare la spesa per consumi, e dazi sulle importazioni, che potrebbero fare aumentare i prezzi delle merci. Se l’inflazione dovesse aumentare, la Federal Reserve (Fed) potrebbe vedersi costretta a sospendere i tagli ai tassi o, nel peggiore dei casi, tornare ad aumentare gli interessi.

 

Che cosa fa pensare ad un ulteriore rialzo del prezzo dell’oro?

Gli esperti ritengono che la politica monetaria delle principali banche centrali, che costituisce uno dei più forti motori dei prezzi, continuerà a sortire i propri effetti anche nel 2025. “I tassi d’interesse tenderanno a scendere piuttosto che a salire, e ciò favorisce l’oro,” spiega Jerome Mäser, analista della VP Bank in Liechtenstein. L’oro, che non frutta interessi, è più allettante per gli investitori quando i rendimenti delle obbligazioni governative si riducono.

E la Fed, sempre che non venga ostacolata dall’inflazione, potrebbe proseguire nella direzione intrapresa con l’inversione di marcia sui tassi inaugurata nel 2024. Anche la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe ridurre ulteriormente i tassi, visto il protrarsi della debolezza economica in Germania e, sempre più, anche in altre grandi economie dell’Eurozona.

 

Quanto è ragionevole attendersi che l’oro raggiunga presto i 3.000 dollari?

Gli analisti di DZ Bank ritengono raggiungibile la soglia simbolica dei 3.000 dollari. Nel loro outlook annuale prevedono un prezzo dell’oro di 3.100 dollari per oncia troy entro la fine del 2025. Anche gli esperti della banca d’investimento statunitense Jefferies si aspettano un ulteriore rialzo. “Manteniamo una visione positiva sull’oro,” affermano nel loro outlook annuale, aggiungendo che la persistente domanda da parte delle banche centrali dei mercati emergenti sarà un ulteriore fattore trainante e che i suoi effetti si noteranno nel 2025.

La futura politica degli USA desta poi qualche preoccupazione per quanto riguarda i mercati finanziari. Come dichiara Dominik Sperzel, esperto del gruppo Heraeus, “il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe turbare i mercati per via della possibile introduzione di dazi. Questo fatto porta a prediligere investimenti sicuri come l’oro.”

L’oro, tra l’altro, continua a essere apprezzato come protezione contro le tensioni geopolitiche. “Manteniamo una posizione molto costruttiva nei riguardi dell’oro, il che rispecchia l’aumentata incertezza geopolitica e la forte domanda fisica espressa da banche centrali e investitori privati,” si legge nell’outlook della Union Bancaire Privée. Sebbene gli esperti della banca svizzera non credano che il prezzo possa salire a 3.000 dollari, essi considerano plausibile un livello vicino almeno ai 2.800 dollari per oncia entro il 2025.

 

Come si svilupperanno le riserve negli ETF sull’oro?

I fondi legati all’oro, che investono in oro fisico e le cui quote sono negoziate in borsa (Exchange Traded Funds - ETF), hanno registrato una domanda debole durante la fase di tassi d’interesse elevati tesi a contrastare l’inflazione. Anche se nel 2024 la situazione è migliorata grazie ai tagli dei tassi, gli esperti ritengono che ci sia ancora margine di crescita per gli ETF legati all’oro. “Dopo i consistenti deflussi registrati durante la fase di tassi elevati,” spiega Mäser, esperto di VP Bank, “le riserve totali di oro detenute da questi fondi sono ancora oltre il 20% sotto i loro massimi storici.”

Fonte: dpa-AFX